Opera di d. Giuseppe D'Alessandro duca di Peschiolanciano divisa in cinque libri ...
Ritr. e ill. calcogr. sottoscritte Filippo De Grado
Errori nella numerazione delle pagine
Iniziali ornate, testate e final. xil
Legatura mezza pergamena e carta marmorizzata su supporto cartonato; sul dorso nome dell'A., tit., luogo e data di pubblicazione impressi a inchiostro
Note e decorazioni sulle c. di guardia anteriori e sul front. timbro a inchiostro di provenienza con vecchio numero di inv.: 1989
Nato a Pescolanciano nel 1656, morto a Napoli nel 1711, Giuseppe D'Alessandro fu tipico esponente della nobiltà meridionale seicentesca ancorata agli ideali eroico-cavallereschi ormai in declino. Praticò “la gran professione di cavallo e spada”, che insieme alla caccia, alle giostre, ai pomposi omaggi resi seguendo la rigida gerarchia nobiliare, scandivano le giornate dei nobili locali in un cerimoniale immutato. Nel 1711 venne pubblicata a Napoli dal figlio Ettore, l'edizione postuma di quest'opera, che comprende sonetti, lettere e trattati di vario genere; l'immagine idoleggiata del cavallo, centro di un singolare microcosmo equestre, costituisce l'elemento coordinatore della raccolta, che alterna sonetti amorosi e d'ispirazione filosofica a rime esaltanti le glorie e virtù dei nobili quadrupedi, a trattati sul modo di curare le loro infermità e persino incisioni dei marchi delle razze più pregiate del Regno di Napoli. L'autore dedica odi ed inni alla sella, alla staffa, allo sperone. L'opera è conosciuta anche come “Pietra di paragone, Opera di G. D'Alessandro”.
001-frontespizio.tif
30.17 MB
TIFF
1be4e6f5995e737db32d453f3cc1b093-7